INTERVISTA AD ANDREA LATTANZIO
AUTORE DEL LIBRO “IL CHI È DEL DOPPIAGGIO”
Il doppiaggio è parte integrante della distribuzione cinematografica e televisiva italiana, tanto che oggi i doppiatori italiani sono considerati i migliori del mondo. Ma a chi appartengono le voci che sentiamo uscire di volta in volta dalla bocca dei vari Brad Pitt, Paul Newman o Audrey Hepburn? Ce lo spiega il libro di Andrea Lattanzio: “Il chi è del doppiaggio Le voci del cinema di ieri e di oggi”, un ricco schedario dove sono elencati i principali doppiatori (più di 150) italiani di tutti i tempi proponendo per ciascuno di essi note biografiche e i principali lavori che hanno svolto nel campo del doppiaggio, ma anche come attori televisivi, cinematografici o in radio. Per scoprire come è nato questo libro e avere un quadro più chiaro sul mondo del doppiaggio abbiamo intervistato l’autore del volume, Andrea Lattanzio.
Come è nata l'idea di un manuale sui doppiatori?
Sono un semplice appassionato studioso di cinema, ma in particolare modo per il doppiaggio cinematografico e televisivo del quale mi occupo da anni. Una passione nata sin da ragazzo. Ho desiderato scrivere un libro dedicato ai doppiatori per rendere un affettuoso omaggio nei confronti di tutti questi grandi attori (sottolineo che prima di essere doppiatori sono attori) che con la loro straordinaria bravura ci regalano grandissime emozioni. Non c'è dubbio che degli attori stranieri apprezziamo l'espressività e la gestualità, ma l'efficacia della recitazione è merito dei nostri interpreti che, con le loro intonazioni, hanno reso popolarissimi fra noi attori stranieri che altrimenti non si sarebbero mai imposti. Grandi doppiatori del passato spesso erano superiori agli originali ed hanno saputo creare caratteri indimenticabili. Esempio, senza la voce inventata da Carlo Romano, Jerry Lewis avrebbe avuto la stessa fortuna in Italia?
Puoi spiegarci come hai strutturato il libro?
Il libro si compone da una breve introduzione, 165 doppiatori del passato e del presente con fotografie, note biografiche, filmografie, lavori televisivi, radiofonici e 25 interviste rilasciate da loro stessi ricavate da quotidiani, riviste e siti internet. Tengo a dire questo. Per motivi di spazio (un solo volume non è abbastanza) ho tenuto principalmente conto delle figure storiche del doppiaggio, sacrificando forse l'attualità. Per questo mi scuso con coloro che non sono compresi, nella speranza che integrazioni future consentano di colmare questa lacuna.
Come hai trovato tutte queste informazioni?
Questo mio lavoro è stato realizzato dopo anni (15 per la precisione) di pazienti ricerche all'interno della Biblioteca Civica di Verona, senza contare inoltre i vari mercatini di antiquariato sparsi per l'Italia alla ricerca di vecchie riviste e cartoline di attori ed attrici, molte delle quali inserite nel libro. Un lavoro ciclopico.
Come è nato il doppiaggio in Italia?
I primi film stranieri doppiati in Italia risalgono al 1932, cinque anni dopo l'avvento del sonoro. Il doppiaggio è nato con un'esigenza principale, quella di permettere la comprensione delle principali lingue straniere. Fu la necessità ad incoraggiare i primi esperimenti che, col tempo, si perfezionarono sempre più. Dal film muto si passò a quello sonoro che, da principio, consisteva in un semplice commento musicale. Il problema divenne urgentissimo quando si cominciò a farsi sentire la voce degli attori. Si ricorse ai sottotitoli, ma c'era il problema dell'analfabetismo. Non tutti erano in grado si saper leggere ed inoltre chi sapeva leggere non riusciva a seguire contemporaneamente l'azione. Ed ecco che venne l'idea: un attore italiano professionista che presta la sua voce ad un attore straniero. Nel giro di pochi anni la tecnica del doppiaggio, all'inizio ancora rudimentale, si perfezionò sempre di più raggiungendo risultati particolarmente soddisfacenti e significativi.
Quanto è cambiato il doppiaggio in questi anni?
Il doppiaggio è mutato notevolmente con il passare degli anni. La recitazione è diversa e si è dovuta adeguare ai nostri tempi. L'attrice Tina Lattanzi, un pilastro del teatro di prosa italiano a partire dagli anni '30 e voce delle "divine" come Greta Garbo, diceva che un tempo si dava il giusto valore alla parola, mentre oggi recitare in quel modo non funziona bene. Il pubblico avverte subito il contrasto.
Chi è il doppiatore “tipo” in Italia?
Quando nacque il doppiaggio i primi doppiatori erano soprattutto attori di teatro, spesso attivi anche al cinema e alla radio. Qualche nome, Gino Cervi, Romolo Costa, Olinto Cristina, Tina Lattanzi, Rina Morelli, Andreina Pagnani, Paolo Stoppa ed altri. Qualcuno lasciò il campo, altri proseguirono lungamente avendo trovato nel doppiaggio la propria strada. Oggi gli eredi di quei pionieri, la nuova generazione, provengono dalle scuole di recitazione e di doppiaggio. Ci sono molti giovani sconosciuti che si avvicinano al mondo del doppiaggio, ma purtroppo molti rinunciano subito, perchè oggi non c'è tanto tempo per imparare, si vuole arrivare subito e la tecnica si va a perdere. È un lavoro molto faticoso che richiede una tecnica fantastica, buona recitazione e molto talento.
Leggendo le schede dei vari doppiatori ci si accorge che molti sono tra loro imparentati…
Penso che tramandando l'arte del doppiaggio di padre in figlio non si voglia perdere quella continuità di interpretazioni. È la tradizione che continua e che ha dato luogo a vere e proprie dinastie di doppiatori, come per esempio le famiglie Izzo (Renato e le figlie Fiamma, Giuppy, Rossella e Simona) e Ward (Aleardo e Maresa e i figli Luca, Monica, Andrea con i loro figli).
Prima di salutarci, vuoi dirci qualcosa sui tuoi progetti futuri?
Per scaramanzia non anticipo mai i miei progetti, potrebbero non realizzarsi. Ti ringrazio dell'intervista. Spero che le mie risposte siano piaciute e mi auguro che il mio libro costituirà motivo di curiosità e voglia di approfondimento in tutti coloro che inizieranno la lettura.
Marco Frassinelli
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